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L’ Arranco

Quando arriva l’Arranco la cosa migliore che puoi fare è lasciargli stravolgere la tua vita.

Ci sono dei momenti in cui la strada è evidente, tracciata, difficile magari, ma visibile. Periodi in cui hai degli obiettivi, sai cosa vuoi, chi vuoi e per cosa ti alzi ogni mattina dal letto. In tutti gli altri momenti hai due scelte: fingere o ammettere che tu, ebbene sì proprio tu, stai arrancando verso un domani.

L’Arranco non è passività alla vita, attenzione, è piuttosto un lasciare che la vita si sveli. Non è staticità, anzi l’Arranco è terribilmente attivo: per arrancare serve la forza di lasciarsi trascinare dalla corrente evitando gli scogli, è un po’ come lasciare al vento il compito di indirizzare la barca, per questo è estremamente pericoloso. L’Arranco è difficile da usare e presenta numerose controindicazioni. Se di vostro siete inclini ad un’esistenza che non ha voglia di complicarsi troppo la vita, non usate l’Arranco, avete bisogno di altro. Se invece siete degli eterni insoddisfatti, degli iperattivi sempre alla ricerca del mistero perduto, dell’avventura proibita e, in fondo, del sogno perfetto, l’Arranco, se consumato per brevi, meglio brevissimi, periodi, può essere il santo Graal.

Ma nella pratica, che succede?

Ci si sente un po’ affannati quando si è in difficoltà, ma si arranca quando si ammette la situazione a noi stessi. Arriva un momento in cui, seduti di fronte al passato, si dice: “Ok, sono stanco.”

È una sconfitta sul lavoro, è il mal di vivere, è il cuore spezzato, è una malattia, è, più in generale l’assenza di felicità che ammetti di avere.

L’Arranco ti permette elegantemente di assumerti le tue responsabilità e di veder passare davanti ai tuoi occhi le tue battaglie perse. Cose da masochisti? Nemmeno per idea.

Seduti di fronte al passato e alla nostra inettitudine dobbiamo cercare il fondo. Per questo l’Arranco è anche sregolatezza. Per questo ci dimentichiamo di fare la spesa, passiamo il sabato in pigiama, non abbiamo voglia di uscire, fumiamo più del dovuto e saltiamo il pranzo. L’Arranco deve continuare l’opera già iniziata di destabilizzazione, preoccupandosi solo di procedere il minimo indispensabile da portare avanti la tua vita senza lasciarla indietro, senza gettare tutto, senza buttarti via, quel tanto che basta bisogna comunque salvarlo: l’arranco va sempre in avanti, mai indietro.

E dunque se c’è un baratro l’Arranco ti ci butta dentro, se c’è una buca te la fa prendere, c’è un pozzo e ti ci fa cadere. Perchè non esistono quelli senza fondo, il fondo c’è, e va toccato, va esperito, va sfatato.

E arrancando, mentre può sembrare che tu ti stia in realtà prostrando alla vita, lotti per il miracolo più grande di tutti: credi nel futuro, lasci al tempo il tempo di compiere il suo operato. La vita ti deve qualcosa, dalle un’opportunità. L’arranco diventa così l’attimo in cui perdoni il passato e te lo lasci per sempre alle spalle, pronto per rinascere.